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lunedì 2 dicembre 2013
CENTENARI ... MENO RARI
La nostra civiltà ha sempre identificato la bellezza fisica nella gioventù, fino a sviluppare in anni recenti un vero e proprio “horror senectutis” con un rifiuto ad accettare l’invecchiamento ed i segni, soprattutto esteriori, che lo caratterizzano (rughe, capelli bianchi, ecc.).
Anche la scienza insegue a suo modo il sogno di trovare una fonte di eterna giovinezza (col ricorso a chirurgia estetica, farmaci anti-aging, medicina rigenerativa, ecc.).
Tuttavia si deve riconoscere che gli anziani e i centenari in particolare sono caratterizzati da un tipo particolare di bellezza, costituito, come per i monumenti e le antiche opere d’arte, dal fascino che le ferite della vita hanno scavato in essi, dalla loro fragilità, ma anche dal fascino del tempo vissuto.
Quanti sono i centenari?
Da semplice curiosità scientifica sono diventati negli ultimi anni la classe di età che percentualmente è aumentata di più (In Italia erano 2852 nel 1992; 4765 nel 2000, +67%, 15.029 nel 2012, +527%)
La longevità, di cui i centenari sono il miglior esempio, è in buona parte un prodotto della nostra cultura. È anche ereditaria, tuttavia la vecchiaia si conquista sin dai primi anni di vita, con uno stile di vita sano e limitando la quantità di cibo.
Finora non sono stati identificati nell’uomo geni che promuovano attivamente l’invecchiamento. Nell’animale da esperimento è stato osservato che l’ablazione di alcuni geni porta ad un aumento della durata della vita, ma solo in condizioni controllate di laboratorio. Se l’animale viene posto al di fuori dell’ambiente protetto del laboratorio, muore in poco tempo.”
L’invecchiamento è verosimilmente il risultato dell’interazione tra il nostro corpo e l’ambiente. L’aspettativa di vita in continuo aumento è certamente dovuta alla situazione ambientale (condizioni di vita), che l’uomo ha progressivamente modificato, in senso positivo per l’allungamento della vita. Ma c’è un limite all’allungamento della vita? A questa domanda non si può rispondere ed inoltre non ha molto senso pratico.
Non dimentichiamo che la vera sfida che ci attende è quella di puntare ad una migliore qualità della vita “aggiunta” : più vita agli anni e non, insensatamente, più anni alla vita.
Ma qualcuno arriverà a vivere fino a 150 anni? Beh, forse questa persona è già nata, e vive adesso fra di noi.
Da conferenza: “La bellezza dei centenari” di Stefano Salvioli - Università di Bologna: (Festival della Scienza 2013 Genova )
http://www.markstoryphotography.com/tns.php
venerdì 6 settembre 2013
COSTRUIRE UNA SOCIETA' PER OGNI ETA'
Già nel 44 a.C. Cicerone, nella sua opera filosofica Cato Maior de Senectute, illustrava i motivi per i quali l'età senile non è da considerarsi un male. Pur dovendo accettare il decadimento fisico e l'impossibilità di godere di alcune delle gioie della vita, gli anziani hanno maturato quell'esperienza e acquisito quell'autorità che permettono loro di vivere una vita operosa, attiva e consapevole e di dedicarsi all'educazione dei più giovani.
Nel corso dei secoli e, soprattutto sul finire del secondo millennio, la visione della vecchiaia è mutata in quanto nelle società industriali si è iniziato a considerare le persone della terza e quarta età come un peso e un ostacolo allo sviluppo.
La questione è stata inquadrata per la prima volta nell’ambito delle Nazioni Unite nel 1982 in occasione della Prima Assemblea Mondiale sull’Invecchiamento tenutasi a Vienna.
Dal 1982 il Programma delle Nazioni Unite sull’Invecchiamento è stato quello di creare “una società adatta a tutte le età”, progetto che ha preso forma più concreta durante l’Assemblea di Madrid del 2002. Il 2012 è stato dichiarato anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni
Le idee emerse nel corso degli anni evidenziano la necessità di un progresso che si basi sui diritti umani, la lotta alla discriminazione per età, la sicurezza, la lotta alla povertà, l’educazione permanente, la partecipazione, l’interdipendenza, la solidarietà fra le generazioni e la promozione della ricerca su tutti gli aspetti legati all’invecchiamento al fine di affrontare la rivoluzione demografica sul fronte universale e viverla come segno di un’evoluzione dell’umanità.
Per approfondimenti
http://www.unimondo.org/Guide/Diritti-umani/Anziani/(desc)/show
http://europa.eu/ey2012/ey2012main.jsp?catId=970&langId=it
venerdì 2 agosto 2013
LAVORO, FISCO E QUALITA' DELLA VITA

Questa proposta ci sembra molto interessante ed efficace:
UNA SOCIETÀ SU MISURA AD OGNI ETÀ
Un nuovo patto che combini realismo fiscale e solidarietà sociale
spunti tratti da Kemal Dervis (*)
In tutto il mondo la disoccupazione da un lato, e gli assetti pensionistici dall’altro, sono divenuti un problema cruciale, fiscalmente e socialmente.
La crisi globale attuale ha solo accentuato l’evidenza del fenomeno, ma è certo che l’occupazione creata in nuove attività non compensa la perdita di posti di lavoro in quelle vecchie ed inoltre la maggior parte dei nuovi posti richiede competenze diverse, cosa che riduce la speranza di collocazione di chi ha perso il lavoro.
Servono alcune riflessioni: una radicale rivalutazione del lavoro, della formazione professionale e dello sviluppo delle competenze, delle pensioni e del tempo libero. Ad esempio formazione e sviluppo delle competenze dovrebbero essere svolti durante tutto l’arco della vita, iniziando da quando si è a scuola e continuando mentre si è sul posto di lavoro. Dovrebbero essere studiati sistemi di esenzione dei contributi per i primi anni di lavoro per i giovani che si inseriscono, e di pari passo, il pensionamento dovrebbe essere un processo graduale.
Per esemplificare: le persone dovrebbero poter lavorare in media 1800/2000 ore l’anno fino ai 50 anni; scendere a 1300/1500 ore fino ai 60; raggiungere le 500/1000 avvicinandosi ai 70. In pratica lavorare 5 giorni a settimana, poi 4, infine 2.
Anche le ferie pagate potrebbero essere 3/4 settimane fino ai 45 anni; raggiungere gradualmente le 7/8 settimane avvicinandosi ai 70 anni.
Imprenditori e dipendenti dovrebbero negoziare tale flessibilità, ricevendo incentivi ed aiuti finanziari dal governo.
L’obiettivo dovrebbe essere una società in cui i cittadini lavorano (e pagano le tasse) fino a 70 anni, ma meno intensivamente con l’avanzare dell’età e in maniera flessibile. In cambio di una prolungata vita lavorativa, i cittadini avrebbero più tempo per lo svago e per l’aggiornamento.
Il nuovo patto sociale per la prima metà del ventunesimo secolo deve combinare realismo fiscale, uno spazio significativo alle preferenze dei singoli e una forte solidarietà e protezione sociale contro gli shock derivanti da circostanze personali o da un’economia volatile.
(*)Kemal Dervis, ex ministro dell'economia in Turchia, amministratore del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), e il vice presidente della Banca Mondiale, è attualmente Vice Presidente della BrookingsInstitution (organizzazione no-profit che svolge ricerca indipendente per trovare e suggerire soluzioni di policy innovative per le principali istituzioni statunitensi e mondiali)
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-07-28/societa-misura-lavoro-ogni-144336.shtml
giovedì 16 maggio 2013
INVECCHIAMENTO ATTIVO
Cosa s'intende per invecchiamento attivo ?
L'OMS lo definisce così:
Processo di ottimizzazione di opportunità per la salute, per la partecipazione e per la sicurezza al fine di migliorare la qualità della vita mentre le persone invecchiano
La questione interessa moltissimo le aziende perché l'Italia è uno dei Paesi europei con il maggior squilibrio fra popolazione giovane e popolazione anziana e le recenti riforme del sistema pensionistico non accompagnate da altre misure determina delle forti preoccupazioni per la tenuta del sistema produttivo e per la serenità delle persone rispetto alle prospettiva sulla qualità della loro vita.
Secondo Raffaele Morese- Associazione Nuovi Lavori 2013
Il problema non è l’invecchiamento della popolazione, ma è la capacità di porre tutti, giovani, adulti, anziani nelle condizioni di mettere il proprio vigore, la propria energia, la propria fantasia, il proprio entusiasmo al servizio del proprio benessere e a quello della propria comunità
L’invecchiamento attivo implica una diversa visione :
- delle politiche per il lavoro di tutto l’arco lavorativo,
- della formazione professionale continua,
- delle pratiche di accompagnamento al lavoro per chi lo cerca per la prima volta e per chi l’ha perso e ne cerca uno nuovo,
- delle stesse forme previdenziali da rendere più flessibili.
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