Che cosa ci
rovina la giornata…. e magari l’esistenza?
Disoccupazione e precarietà? Incertezza sul futuro?
Debiti? Competitività esasperata? Acquisto della casa? Stress? Mancanza di
tempo libero? Criminalità dilagante? Isolamento/Solitudine/Esclusione? Ritmi di
lavoro serrati? Inquinamento/Sicurezza alimentare?....e ancora e ancora….
Ora dimentichiamo tutto questo. Chiudiamo gli occhi e con
la fantasia voliamo in un luogo ipotetico, dove un mondo diverso e migliore è
possibile, dove le negatività di cui sopra sono state cancellate, dove l’utopia
è diventata realtà, tramite i suoi cittadini.
Adesso apriamo gli occhi: Beh… tutto ciò esiste …e quel
luogo si chiama Marinaleda.
Le parole d’ordine a Marinaleda, borgo di 2700
abitanti, circa 100 Km ad ovest di Siviglia, sono cooperazione e cittadinanza
inclusiva. Innanzitutto la disoccupazione è allo 0%. La comunità collabora alla
fornitura dei servizi pubblici essenziali, che si tratti di pulire le strade o
tenere in ordine giardini e verde urbano. L’economia del villaggio è quasi
interamente basata sull’agricoltura, visto che il 70% dei cittadini lavora alle
produzioni di eccellenza del suolo andaluso: carciofi, peperoni ed altri
prodotti agricoli che finiscono anche sulle nostre tavole, perché l’export è
fiorente. Il restante 30% della popolazione lavora in piccoli negozi e,
secondariamente, nelle scuole e negli uffici pubblici.
La giunta non riceve emolumenti, perché l’attività
amministrativa è considerata un servizio alla cittadinanza. La quota per pagare
la mensa scolastica è di 12 euro al mese; la piscina comunale costa, per
l’intera estate, solo 3 euro; ancora, l’asilo comunale 12 euro al mese. La
polizia non esiste, perché la criminalità è assente.
Ma non è finita qui: ogni cittadino di Marinaleda ha
la possibilità di avere una casa pagando un affitto calmierato di 15 euro al
mese per un appartamento di 90 metri quadri. Come? Il Comune gestisce il
terreno, ne concede il permesso di edificabilità valutando la bontà del
progetto e l’assegnatario contribuisce alla costruzione dell’edificio con il
proprio lavoro. A tal scopo è stata attivata una serie di laboratori rivolti
all’insegnamento delle tecniche di muratura, di impiantistica elettrica,
idraulica, di carpenteria, di agricoltura ecologica, di tutto ciò che può
essere usato a beneficio del programma sociale sull’edilizia.
Ci sono scuole moderne, un comprensorio sanitario
attrezzato di modo che la gente non debba spostarsi per usufruire di
trattamenti standard, un centro sportivo moderno e ben equipaggiato, servizi a
domicilio per gli anziani, un centro per i pensionati, un ampio centro
culturale, una piscina, un campo sportivo da calcio e un parco con giardini,
nel pieno rispetto della natura
Chi lavora nell’agricoltura, indipendentemente dalla
mansione svolta, guadagna circa 50 euro al giorno, al di là della qualità del
raccolto e delle stagioni: la giornata lavorativa è di circa 6 ore e vige un
perfetto egualitarismo.
Le decisioni sono nelle mani della gente del luogo, il
Consiglio comunale ha creato delle Assemblee Generali dove si incontrano in
media 500 persone 2-3 volte al mese per dar voce alle loro preoccupazioni e
votare sulle questioni all’ordine del giorno. In più, vi sono Gruppi che si occupano di problemi specifici come la
cultura, i festival, la pianificazione urbanistica, lo sport, l’ecologia e la
pace; nessuno rimane solo od escluso. Poi l’uso del “bilancio partecipativo”
attraverso il quale ogni anno gli investimenti e le spese proposte dal Consiglio
sono presentati negli spazi della comunità per essere discussi. In alcune
domeniche prefissate la gente del posto presta servizio volontario per
sistemare le strade, i giardini, le case, e fa altri lavori utili, non solo
migliorando lo spazio pubblico, ma costruendo anche la coscienza collettiva di
chi abita quello spazio.
L’esperimento è partito da lontano, a cavallo fra gli
anni ’70 e ’80 e funziona benissimo. Il capitale investito è quello sociale, la
forza propellente è un mix di solidarietà e generosità; il risultato un
condominio allargato, felice di esistere.
Siamo sicuri che proprio non si possa replicare?