martedì 20 agosto 2013

INFORTUNI "BANALI" ?



“C’È POCO DA RIDERE”
Il rischio di cadute in piano è uno dei più diffusi e causa ogni anno decine di migliaia di incidenti nei luoghi di lavoro.
La maggior parte delle cadute avviene per colpa di pavimenti bagnati o per la presenza di materiali scivolosi (olio, grasso, ecc.) e la maggior parte degli infortuni dovuti ad inciampo sono dovuti a scarsa manutenzione e pulizia e a disordine. Le soluzioni sono spesso semplici e convenienti. Una valutazione adeguata dei rischi dovrebbe identificare le necessarie misure di controllo che includono la prevenzione e la gestione degli eventuali sversamenti, calzature idonee, un appropriato layout dell’ambiente di lavoro, pavimenti in materiali idonei, manutenzione e pulizia adeguate e una formazione e supervisione efficace.

Attraverso un film, che è adatto per tutti i settori lavorativi e tutti i lavoratori, a qualsiasi livello gerarchico, si vuole promuovere buone prassi di lavoro e sottolineare il fatto che sulle cadute in piano “non c’è niente da ridere”

https://osha.europa.eu/it/teaser/napo-latest-film-stimulates-awareness-of-slips-and-trips-at-work

http://www.napofilm.net/it/napos-films/multimedia-film-episodes-listing-view?filmid=napo-018-no-laughing-matter

giovedì 8 agosto 2013

AFFRONTARE IL CAMBIAMENTO



I cambiamenti che stiamo affrontando al lavoro e nella nostra vita sono sempre più all’ordine del giorno… cerchiamo di vivere il cambiamento non come fonte di ansia ma come una possibilità di crescita!!


“Quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla”
 

Questo aforisma di Lao Tzu(*) ci stimola a guardare al cambiamento da una diversa prospettiva, a scoprire ciò che il cambiamento ci può riservare. La trasformazione da bruco a farfalla molto spesso non è semplice e neppure indolore, ma consente di crescere ed evolvere!
 
Come affrontare questo passaggio?

Di fronte al cambiamento possiamo attuare una o più delle seguenti risposte funzionali:

1) Essere vigili: osservare, ascoltare i segnali deboli, per poter prevedere il cambiamento
2) Prendere consapevolezza del cambiamento che sta avvenendo, conoscerlo, esplorarlo per comprenderlo
3) Scaricare le emozioni negative, come la paura e la rabbia, attraverso l’aspetto liberatorio della scrittura
4) Ricordare i cambiamenti passati che abbiamo affrontato con successo e le lezioni che ne abbiamo tratto
5) Cercare l’aspetto positivo del cambiamento ed apprezzarlo
6) Usare l’immaginazione e focalizzarsi su ciò che desideriamo raggiungere e ottenere piuttosto che su ciò di cui abbiamo timore e non vogliamo
7) Evitare l’immobilismo improduttivo, l’attesa vana e la ricerca di soluzioni perfette, ma piuttosto mettersi in moto il più rapidamente possibile, sperimentare, agire!

Queste reazioni positive testimoniano che, se è vero che l’essere umano tende ad avere una forte resistenza al cambiamento, è anche vero che possiede una potentecapacità di azione e di adattamento.
Da ultimo, questo Proverbio cineseè un invito all’azione costruttiva:

 “Quando soffia il vento del cambiamento alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento.”

(*) Lao Tzu (Laozi) è stato una delle più importanti figure della filosofia cinese, la cui esistenza reale è ancora dibattuta. Secondo la  tradizione cinese egli visse nel VI secolo a.C., anche se molti storici collocano la sua vita nel IV secolo a.C., il periodo delle cento scuole di pensiero e degli Stati Combattenti. È attribuita a Lao Tzula scrittura del Tao Te Ching (testo sacro taoista), ed egli stesso è considerato il fondatore del Taoismo.

lunedì 5 agosto 2013

MANAGERS E BENESSERE 2







Continuiamo il nostro  percorso di riflessione per chi ha responsabilità nel coordinamento delle risorse umane. Alcuni suggerimenti valgono comunque per tutte le persone che lavorano.

Le paure Come gestirle
Le paure dei dirigenti possono essere molteplici:

paura di non riuscire a far superare il periodo di crisi della propria azienda, paura di non essere all’altezza dei propri compiti, paura di ammalarsi, di non essere più capaci, paura di non riuscire a soddisfare le aspettative dei capi e dei collaboratori

La reazione alla paura è spesso quella di far di tutto per compiere tutto bene , per fare una buona impressione a tutti. Nella situazione economica attuale è necessario però essere consapevoli che il lavoro non è garantito neppure da prestazioni ottime e costanti.

Come affrontare la paura:
• Ammetterla con noi stessi e accettarla come parte di noi (La paura è propria dell’uomo, se non la provassimo non avremmo il senso della misura e l’attenzione istintiva ai pericoli)
• Dialogare con la paura questo è spesso sufficiente per ridurla
• Ricercare le cause della paura : insicurezza, senso di abbandono, necessità di accettazione
• Conquistarsi un’immagine di sé più autentica, più umana, uscire dalla gabbia del superuomo o della superdonna che non ha mai cedimenti soprattutto di fronte agli altri.

Riflessioni tratte da SOPRAVVIVERE LAVORANDO Manuale antistress di Anselm Grun 2008

venerdì 2 agosto 2013

LAVORO, FISCO E QUALITA' DELLA VITA

La crisi economica e del mercato del lavoro ci impone di modificare, in tempi stretti, la consolidata organizzazione del lavoro e del welfare del nostro modello occidentale, per individuare misure sostenibili sia in termini economici che di benessere per le persone.
Questa proposta ci sembra molto interessante ed efficace:

UNA SOCIETÀ SU MISURA AD OGNI ETÀ
Un nuovo patto che combini realismo fiscale e solidarietà sociale
spunti tratti da Kemal Dervis (*)

In tutto il mondo la disoccupazione da un lato, e gli assetti pensionistici dall’altro, sono divenuti un problema cruciale, fiscalmente e socialmente.
La crisi globale attuale ha solo accentuato l’evidenza del fenomeno, ma è certo che l’occupazione creata in nuove attività non compensa la perdita di posti di lavoro in quelle vecchie ed inoltre la maggior parte dei nuovi posti richiede competenze diverse, cosa che riduce la speranza di collocazione di chi ha perso il lavoro.
Servono alcune riflessioni: una radicale rivalutazione del lavoro, della formazione professionale e dello sviluppo delle competenze, delle pensioni e del tempo libero. Ad esempio formazione e sviluppo delle competenze dovrebbero essere svolti durante tutto l’arco della vita, iniziando da quando si è a scuola e continuando mentre si è sul posto di lavoro. Dovrebbero essere studiati sistemi di esenzione dei contributi per i primi anni di lavoro per i giovani che si inseriscono, e di pari passo, il pensionamento dovrebbe essere un processo graduale.

Per esemplificare: le persone dovrebbero poter lavorare in media 1800/2000 ore l’anno fino ai 50 anni; scendere a 1300/1500 ore fino ai 60; raggiungere le 500/1000 avvicinandosi ai 70. In pratica lavorare 5 giorni a settimana, poi 4, infine 2.
Anche le ferie pagate potrebbero essere 3/4 settimane fino ai 45 anni; raggiungere gradualmente le 7/8 settimane avvicinandosi ai 70 anni.

Imprenditori e dipendenti dovrebbero negoziare tale flessibilità, ricevendo incentivi ed aiuti finanziari dal governo.
L’obiettivo dovrebbe essere una società in cui i cittadini lavorano (e pagano le tasse) fino a 70 anni, ma meno intensivamente con l’avanzare dell’età e in maniera flessibile. In cambio di una prolungata vita lavorativa, i cittadini avrebbero più tempo per lo svago e per l’aggiornamento.
Il nuovo patto sociale per la prima metà del ventunesimo secolo deve combinare realismo fiscale, uno spazio significativo alle preferenze dei singoli e una forte solidarietà e protezione sociale contro gli shock derivanti da circostanze personali o da un’economia volatile.

(*)Kemal Dervis, ex ministro dell'economia in Turchia, amministratore del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), e il vice presidente della Banca Mondiale, è attualmente Vice Presidente della BrookingsInstitution (organizzazione no-profit che svolge ricerca indipendente per trovare e suggerire soluzioni di policy innovative per le principali istituzioni statunitensi e mondiali)



http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-07-28/societa-misura-lavoro-ogni-144336.shtml