venerdì 2 agosto 2013

LAVORO, FISCO E QUALITA' DELLA VITA

La crisi economica e del mercato del lavoro ci impone di modificare, in tempi stretti, la consolidata organizzazione del lavoro e del welfare del nostro modello occidentale, per individuare misure sostenibili sia in termini economici che di benessere per le persone.
Questa proposta ci sembra molto interessante ed efficace:

UNA SOCIETÀ SU MISURA AD OGNI ETÀ
Un nuovo patto che combini realismo fiscale e solidarietà sociale
spunti tratti da Kemal Dervis (*)

In tutto il mondo la disoccupazione da un lato, e gli assetti pensionistici dall’altro, sono divenuti un problema cruciale, fiscalmente e socialmente.
La crisi globale attuale ha solo accentuato l’evidenza del fenomeno, ma è certo che l’occupazione creata in nuove attività non compensa la perdita di posti di lavoro in quelle vecchie ed inoltre la maggior parte dei nuovi posti richiede competenze diverse, cosa che riduce la speranza di collocazione di chi ha perso il lavoro.
Servono alcune riflessioni: una radicale rivalutazione del lavoro, della formazione professionale e dello sviluppo delle competenze, delle pensioni e del tempo libero. Ad esempio formazione e sviluppo delle competenze dovrebbero essere svolti durante tutto l’arco della vita, iniziando da quando si è a scuola e continuando mentre si è sul posto di lavoro. Dovrebbero essere studiati sistemi di esenzione dei contributi per i primi anni di lavoro per i giovani che si inseriscono, e di pari passo, il pensionamento dovrebbe essere un processo graduale.

Per esemplificare: le persone dovrebbero poter lavorare in media 1800/2000 ore l’anno fino ai 50 anni; scendere a 1300/1500 ore fino ai 60; raggiungere le 500/1000 avvicinandosi ai 70. In pratica lavorare 5 giorni a settimana, poi 4, infine 2.
Anche le ferie pagate potrebbero essere 3/4 settimane fino ai 45 anni; raggiungere gradualmente le 7/8 settimane avvicinandosi ai 70 anni.

Imprenditori e dipendenti dovrebbero negoziare tale flessibilità, ricevendo incentivi ed aiuti finanziari dal governo.
L’obiettivo dovrebbe essere una società in cui i cittadini lavorano (e pagano le tasse) fino a 70 anni, ma meno intensivamente con l’avanzare dell’età e in maniera flessibile. In cambio di una prolungata vita lavorativa, i cittadini avrebbero più tempo per lo svago e per l’aggiornamento.
Il nuovo patto sociale per la prima metà del ventunesimo secolo deve combinare realismo fiscale, uno spazio significativo alle preferenze dei singoli e una forte solidarietà e protezione sociale contro gli shock derivanti da circostanze personali o da un’economia volatile.

(*)Kemal Dervis, ex ministro dell'economia in Turchia, amministratore del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), e il vice presidente della Banca Mondiale, è attualmente Vice Presidente della BrookingsInstitution (organizzazione no-profit che svolge ricerca indipendente per trovare e suggerire soluzioni di policy innovative per le principali istituzioni statunitensi e mondiali)



http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-07-28/societa-misura-lavoro-ogni-144336.shtml


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