La perdita del lavoro è un evento
che, purtroppo, si presenta ormai sempre più frequentemente, ma di fronte al
quale si è quasi sempre impreparati.
La perdita del posto di lavoro
provoca:
·
immediato danno economico
·
ansia ed incertezza per il futuro
·
problemi di salute: ipertensione, malattie
cardiovascolari, disturbi di natura psichica
·
problemi sociali e relazionali all’interno delle
famiglie, con gli amici, con le persone che si conoscono
·
perdita di status
·
compromissione di una identità sociale e professionale.
La prima reazione è di rabbia nei
confronti del capo, dei colleghi, dell’azienda. Bisogna cercare di affrontarla
e di contenerla: meglio non tagliare i ponti, evitando di sbattere la porta,
come verrebbe istintivamente di fare
La seconda reazione è di grande
frustrazione e di perdita dell’autostima: come dire agli altri che non si lavora più, che si è stati licenziati? È importante
mandare il messaggio che il licenziamento è dovuto a scelte aziendali e non alla
persona licenziata.
Terzo, ma non meno importante
aspetto: la routine quotidiana fatta di andare al lavoro, trascorrervi la
giornata con impegni più o meno gravosi, con maggiori o minori responsabilità,
in un ambiente sociale che si è condiviso per anni, viene cancellata; improvvisamente
ci si trova ad avere troppo tempo a disposizione e non si sa come utilizzarlo.
È sicuramente una fase assai
problematica, ma è fondamentale cercare un approccio se non proprio positivo,
il meno negativo possibile.
Può essere l’occasione per rivedere
la propria vita personale e professionale. Oltre a cercare un nuovo lavoro è
essenziale dedicarsi a qualche cosa che possa rivelarsi utile per il
futuro. Ad esempio seguire un corso
professionalizzante, cui, magari non si era mai pensato, dedicarsi ad attività
di volontariato o rendersi comunque utili verso qualcuno; approfondire un hobby
cui non si era potuto dedicare tempo, iscriversi a qualche associazione
interessante, riallacciare vecchie conoscenze trascurate. L’obiettivo è quello
di rimanere il più “vivi” possibile e non far decadere il proprio livello di
autostima. La giornata deve essere “piena”: serve per se stessi e per trasmettere
una immagine attiva ed in qualche modo appetibile a chi ci valuterà in un
eventuale colloquio di lavoro.
Attivi e ai blocchi di partenza,
pronti a ricominciare; mai passivi/depressi ed in attesa di un qualche fantomatico
Godot.
Certo non è facile, ma perché non
provare?
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