mercoledì 19 febbraio 2014

PROFITTO VS SICUREZZA






 

Il caso FORD Pinto: una vita vale meno di 11 $

Nell’anno 1971 la Ford, azienda automobilistica americana, aveva avviato la produzione di un nuovo modello di auto, chiamata Pinto, che aveva un costo relativamente basso, (2.000 $ per 2.000 libbre, era lo slogan commerciale) pertanto accessibile per  un numero elevato di persone.

La Pinto era un’auto semplice, senza dotazioni particolari, ma presentava un grave difetto di fabbricazione nel posizionamento del serbatoio: in caso di tamponamento a velocità superiore a 50 Km orari poteva incendiarsi.

I vertici dell’azienda erano a conoscenza del difetto, ma erano sempre riusciti a tenere i problemi lontano dalle aule dei tribunali.

Avevano fatto un semplice calcolo: la sostituzione del serbatoio avrebbe avuto un costo di 11 $ per ogni mezzo: pertanto, per mettere in sicurezza gli 11 milioni di auto e il milione e mezzo di furgoni in circolazione, avrebbero dovuto spendere in totale una cifra pari a 137 milioni di $.

I costi per il risarcimento dei danni provocati (ipotesi adottata: a fronte di 180.000 morti, 180.000 feriti, 2.100 incendi di auto, un risarcimento di: 200.000 $ per ogni morto e 67.000 $ per ogni ferito, 700 $ per ogni vettura andata a fuoco), avrebbero comportato una spesa totale di 49 milioni di $; quindi, economicamente, non conveniva sostituire i serbatoi.

Soddisfatti dei loro calcoli i top managers continuarono la produzione senza porre alcun rimedio.

Ma la morte di una donna e il ferimento grave di un ragazzino di 13 anni diedero avvio ad un processo e l’azienda si trovò a sborsare qualcosa come 3,5 milioni di $ (ben lontani dai 267.000 $ preventivati dai manager).

Ma il peggio doveva ancora arrivare. Non solo Ford fu condannata a pagare risarcimenti stellari, ma il mercato punì severamente il marchio con la perdita di moltissimi clienti acquisiti o potenziali. Nell’immaginario collettivo dei consumatori statunitensi, infatti, FORD aveva valutato la vita umana meno di 11 $.

Ford si riprese dopo anni e anni. Solo il tempo riuscì a far dimenticare (ma non a tutti e solo in parte) lo scandalo della Pinto.

  


lunedì 10 febbraio 2014

DAL PRODOTTO INTERNO LORDO ALLA FELICITA' INTERNA LORDA 1



Che cosa sono?

 

Che cos’è il PIL?

In economia il Prodotto Interno Lordo (PIL), rappresenta il valore complessivo dei beni e servizi finali prodotti all'interno di un paese in un certo periodo di tempo. Per calcolarlo bisogna sommare quello che spendono i consumatori, i soldi investiti in quel paese, i soldi spesi dal governo e il valore delle esportazioni; a questa somma bisogna sottrarre il valore delle importazioni.

Il PIL può essere anche definito come il valore della ricchezza o del benessere di un paese.

Dato che è un indicatore sintetico e immediato, il PIL è usato da politici e mezzi d’informazione per comunicare e confrontare la situazione di ogni paese. Come ha scritto Jon Gertner (autore di libri e collaboratore del “The New York Times Magazine”) in un articolo uscito sulla rivista “Internazionale”, “è una cifra che comprime una grandezza immensa come l’economia di una nazione in unico dato”.

Ma serve davvero a capire se in un paese si vive bene?  

Scrive Jon Gertner:  “Immaginiamo il prodotto interno lordo come due persone, signor PIL ALTO e signor PIL BASSO. Il signor PIL ALTO lavora, guadagna e spende molto: va spesso al ristorante, paga una baby sitter per i figli e una casa di riposo per i genitori, ha un televisore con un megaschermo, una macchina potente e una grande villa con un moderno sistema di climatizzazione. Il signor PIL BASSO invece usa i mezzi pubblici o va a piedi, sta spesso con i figli, ha un televisore senza megaschermo e vive in un appartamento.

“In base agli standard moderni”, spiega Gertner, “il signor PIL ALTO vale di più per il suo paese. Ma non si può dire che viva meglio, perché fa una vita sedentaria e stressante, segue una pessima dieta e consuma troppo, contribuendo a una serie di mali sociali e ambientali”.

Per questo motivo molti economisti e sociologi hanno messo in discussione l’utilità del PIL come indicatore di benessere. 

Forse per valutare il benessere delle persone bisogna ricorrere ad altri indicatori. Ad esempio la FIL (Felicità Interna Lorda) che è un tentativo di definire - con un evidente ammiccamento ironico, ma con altrettanto evidenti intenti sociologici - uno standard di vita sulla falsariga del prodotto interno lordo (PIL).

La FIL non serve a misurare la felicità, ma ad indicare che il benessere è più importante dei consumi