martedì 30 luglio 2013

Manager e benessere



In questo momento difficile in cui molte persone perdono il lavoro , anche chi per fortuna può continuare a lavorare si ritrova a vivere in condizioni molto più difficili di qualche anno fa: ritmi sempre più vorticosi, quadro normativo incerto ed in continua evoluzione, risorse sempre più scarse … la pressione riguarda ovviamente tutti, ma i manager in particolare si ritrovano fra l’incudine e il martello e cioè tra la direzione dell’azienda che fa pressioni e il proprio gruppo di lavoro al quale si deve  spesso  richiedere  sempre di più.
Con questo post iniziamo un percorso di riflessione per chi ha responsabilità di coordinare le risorse umane. Alcuni suggerimenti valgono comunque per tutte le persone che lavorano.
                                               Essere persone nella vita lavorativa quotidiana 
Questa semplice espressione nasconde un importante suggerimento: non dobbiamo contrapporre vita e lavoro. Il lavoro non dovrebbe divorarci tutto il tempo che abbiamo. Non dovremmo sentirci vivi soltanto dopo il lavoro . La strada da percorrere per stare bene è quella di trovare il modo affinché l’impegno professionale possa contribuire allo sviluppo personale, arricchendo così anche la  nostra vita privata. L’obiettivo è quello di rimanere persone sul lavoro e di riempire maggiormente di vita la nostra attività lavorativa.
LA PRESSIONE, come gestirla
La pressione che le difficili condizioni di lavoro in questo momento di crisi  viene esercitata su chi ha responsabilità rispetto agli obiettivi dell’impresa, è molto forte ed è necessario saperla gestire.
Alcuni suggerimenti:
  • Non negarla
  • Mantenere un adeguato distacco interiore: decidere autonomamente in che misura soddisfare le attese dei superiori e quanto relativizzarle
  • Non esercitare sugli altri la stessa pressione. Spesso le pressioni eccessive non mettono le persone nelle condizioni di lavorare meglio. Anzi può capitare che i collaboratori si ammalino o che il loro rendimento cali. Un po’  di fantasia e di creatività sono spesso la carta vincente.
  • Mantenere un dialogo con la pressione stessa: ci può rivelare alcuni aspetti di noi stessi, scarsa fiducia,  paura di non valere abbastanza, la dipendenza dall’autorità
  • Chiudere la porta del lavoro, con i suoi problemi prima di aprire quella di casa.

(Gli spunti sono tratti da SOPRAVVIVERE LAVORANDO Manuale antistress di Anselm Grun 2008)



giovedì 25 luglio 2013

PATOLOGIE ONCOLOGICHE E LAVORO




Le patologie onocologiche costituiscono un fattore invalidante per molte persone che spesso stanno lavorando e che hanno la necessità di essere informate , in un momento così difficile della loro vita, dei diritti che hanno rispetto al mantenimento del posto di lavoro e alla globalità della loro vita. L'obiettivo è quello di riuscire dopo la fase acuta a riprendere il più possibile una quotidianità di relazioni e attività che sono di per sè fattori di riabilitazione e di recupero di un nuovo equilibrio.

A questo proposito vi segnaliamo un articolo su disabili.com e una guida dell AIMaC Associazione Italiana malati di Cancro Parenti e amici

http://www.disabili.com/legge-e-fisco/articoli-legge-e-fisco/28635-disabilita-oncologica-tutele-diritti-e-agevolazioni-per-i-malati-di-tumore

I diritti del malato di cancro AIMaC


venerdì 19 luglio 2013

CONFERENZA NAZIONALE DISABILITA' 2013





Il 12 e 13 Luglio 2013 si è tenuta a Bologna la Terza Conferenza nazionale sulla disabilità. In questa occasione il giornalista Franco Bomprezzi ha denunciato la scarsa rilevanza data dalla stampa nazionale all'evento. In un momento in cui la crisi che stiamo vivendo rischia di indebolire le politiche di welfare per le persone con disabilità non bisogna abbassare la guardia su questi aspetti.

Senza contare che non meno di una settimana fa la Corte di Giustizia europea con una sua sentenza ha stabilito che il nostro Paese non ha applicato in modo completo i principi europei in materia di diritto al lavoro per le persone con disabilità  e ha invitato il governo e il Parlamento a porre rimedio al più presto a tale mancanza.
A cosa si riferisce la Corte europea? Si riferisce al recepimento incompleto che l'Italia ha fatto con il decreto legislativo 216 del 9 luglio 2003 per conformarsi alla direttiva 2000/78/CE sul principio di parità di trattamento sul lavoro.

L'Italia sostanzialmente non ha definito i provvedimenti che vincolano le aziende ad attuare il concetto di Reasonable Accomodation e cioè la necessità di adottare provvedimenti efficaci e pratici (sistemando i locali, adattando le attrezzature, i ritmi di lavoro o la ripartizione dei compiti) in funzione delle esigenze, per consentire ai disabili di accedere a un lavoro, di svolgerlo, di avere una promozione o di ricevere una formazione, senza tuttavia imporre al datore di lavoro un onere sproporzionato.

Per maggiori approfondimenti

http://www.lavoro.gov.it/md/AreaSociale/Disabilita/Conferenza%20Nazionale/Pages/default.aspx

Decreto Legislativo 216/2003

Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità






martedì 16 luglio 2013

BASTA CON L'INTOLLERANZA ! Cecile Kyenge e Malala Yousafzai



In  questo
Bel Paese
di Dante
di Leonardo
di Giotto

ci sarà pure un risveglio,
un moto di coscienza?

Saranno Italiani altri
ad insegnarci
la strada della civiltà perduta
  
il peso delle parole,
delle azioni

Saranno Cècile, Malala,
a  ricordarci quanto
di più profondo c'è in noi

a risvegliare
finalmente
la protesta della pace...
(M.C.)


La nostra solidarietà al Ministro per l'integrazione Cécile Kyenge per gli attacchi razzisti subìti in questi giorni


E impariamo  il coraggio e la solidarietà dalle parole di Malala Yousafzai all'Onu , la ragazza di sedici anni pachistana cui i talebani hanno sparato in fronte per il suo impegno per il diritto allo studio dei giovani 


lunedì 8 luglio 2013

Lavoratori stranieri e percezione del rischio


Le differenze di provenienza nella percezione del rischio

Secondo dati INAIL del 2011, il 15,9% degli infortuni riguardava stranieri,soprattutto nel settore costruzioni ed il rischio di  frequenza infortunistica era:
– per gli italiani: 1 su 25
– per gli stranieri: 1 su 10

Studi europei rilevano che i lavoratori immigrati generalmente:
• Sono occupati in settori ad alto rischio(edilizia) e a bassa specializzazione
• Lavorano in condizioni meno confortevoli
• Svolgono lavori più faticosi, più monotoni, per più ore
• Manifestano maggiori problemi muscolo scheletrici e all’udito
• Manifestano particolari problemi legati al rischio stress lavoro correlato

Tra i vari aspetti che concorrono a creare differenze nel percepire il rischio vi sono:
• Barriere linguistiche
• Scarsa sensibilità alla prevenzione e tendenza a non denunciare le situazioni di pericolo
• Differenze culturali, valoriali e religiose
• Basso livello di istruzione
• Bisogno prioritario di garantire a sé e alla famiglia sicurezza economica, più rilevante rispetto alla necessità di salvaguardare la propria integrità fisica
• Possibilità di vissuti precedenti di rischi molto più gravi (es: guerre) rispetto a quelli sul lavoro

In merito alla formazione alla sicurezza e lavoratori stranieri, il DLgs. 81 cita:
Art. 36 • Il contenuto delle informazioni deve essere facilmente comprensibile per i lavoratori e consentire loro di acquisire le conoscenze in merito. Se l’informazione si rivolge a lavoratori immigrati, prima bisogna verificare la comprensione della lingua utilizzata nel percorso informativo.
Art. 37• Il contenuto della formazione deve essere facilmente comprensibile per i lavoratori e deve consentire loro di acquisire le conoscenze e le competenze necessarie in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Ove la formazione riguardi lavoratori immigrati, essa avviene previa verifica della comprensione e conoscenza della lingua veicolare utilizzata nel percorso formativo.

È disponibile un opuscolo INAIL, tradotto in 10 lingue, per coloro che lavorano in Italia da poco tempo e non conoscono ancora bene la lingua, le leggi, la normativa e le istituzioni,i diritti, i doveri e gli obblighi dei lavoratori.